Chi Siamo

ASD  V D K
Affiliata ad A.K.I.D.O. Accademia Karate Italia Discipline Orientali

Un’Accademia è un’istituzione destinata agli studi più raffinati e all’approfondimento delle conoscenze di più alto livello.
Il termine può indicare una società scientifica dedicata alla ricerca nel campo delle scienze naturali,della filosofia e delle belle arti.

Il termine Accademia deriva dal greco e indicava la scuola filosofica di Platone, fondata nel 387 a.C. e situata in un luogo appena fuori le mura di Atene, chiamata così dal nome dell’eroe di guerra Academo che aveva donato agli ateniesi un terreno che divenne un giardino aperto al pubblico dove Platone faceva filosofia con i suoi discepoli.

 

La società ASD VDK è affiliata alla FIJLKAM cod. 03MI 3609
Il nostro Maestro di Riferimento è VINCENZO TRANCHINI



N° Reg. Coni 247516

20096 Pioltello (MI) – Via Bizet, 1 – presso la palestra delle scuole

Dove siamo

 

   
   

Presso la Palestra della scuola “Di Vittorio” di Pioltello di via Bizet.

il Lunedì ed il Mercoledì.

Orari:
dalle 17:00 alle 18:00 – CORSO BAMBINI FINO A 8 ANNI
dalle 18:00 alle 19:00 – RAGAZZI CINTURE COLORATE
dalle 19:00 alle 20:00 – CINTURE AVANZATE – CINTURE NERE – TECNICI

Telefono: 347 2951760 – Vincenzo Tranchini

Vi aspettiamo !!  😀

 

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Team – VDK Pioltello

Tranchini Vincenzo

Tranchini Vincenzo

Maestro 8° DAN

Nasce a Napoli il 9 dicembre del 1954; dopo una buona esperienza in diversi settori sportivi, nel 1969 approda alle arti marziali, soprattutto per il fascino che queste discipline dispiegano e per i nobili principi propugnati da questa filosofia orientale. Milita nella federazione Fesika diretta dal Maestro Hiroshi Shirai, primo maestro giapponese a diffondere quest’arte in Italia. Nel 1973 viene conferita al Maestro Vincenzo Tranchìni la cintura nera di 1° dan. Partecipa a diverse gare agonistiche, fra cui più campionati italiani. Successivamente, nel 1976 consegue il titolo di istruttore, e l’anno successivo, per l’elevata preparazione, consegue la qualifica di maestro. Nel corso degli anni a venire per le sue doti umane, tecniche e sociali, gli vengono affidate importanti cariche in varie federazioni. L’ultima in ordine di tempo quella di responsabile regionale del C.S.I. (Centro Sportivo Italiano comitato di promozione sportiva molto vicino alla Curia Ambrosiana). Attualmente il maestro Tranchini detiene il grado di 7° dan ed è responsabile sia del comitato di Milano che della regione Lombardia per lo stile Karate Shotokan. Insegna abitualmente nella propria palestra ViDiKappaSport a Pioltello e in varie strutture scolastiche.

Una piccola cronologia delle mete raggiunte:

1973: 1° dan FESIKA/JKA

1976: 2° dan FESIKA/JKA – istruttore

1977: maestro

1979: 3° dan FESIKA

1984: 4° dan FESIKA

1987: 5° dan UKIDA – arbitro internazionale

1990: 6° dan UKIDA

1996: 7° dan FEKDA

Maestro

Sabrina Belloni

Sabrina Belloni

ALLENATORE
Cintura Nera 3° Dan Fijlkam
Titoli conseguiti:
– Campionessa di Kumite Regionale e Nazionale

Il Karate

Il Karate è la più efficace e antica arte marziale di difesa, originaria dell’isola giapponese di Okinawa; trae origine dall’unione di due scuole-correnti marziali: il Te autoctono e il Kenpō cinese e prevede la difesa a mani nude, senza l’ ausilio di armi, anche se la pratica del Kobudo di Okinawa (che prevede l’ausilio di armi tradizionali come Nunchaku e Katana) è strettamente collegata alla pratica del Karate.

Allenamento del Maestro Shinpan Gusukuma davanti al castello di Shuri nell’anno 1938
 

Attualmente viene praticato in versione arte marziale tradizionale per difesa personale e in versione sportiva (privato delle sua componente marziale e finalizzata ai risultati competitivi tipici dell’agonismo occidentale). Nel passato, era studiato e praticato solo da uomini, ma col passare dei secoli anche le donne si sono avvicinate a questa disciplina.
Nato come arte marziale che insegna il combattimento e l’autodifesa, con il tempo il Karate si è trasformato in filosofia di vita, in impegno costante di ricerca del proprio equilibrio, in insegnamento a “combattere senza combattere”, a diventare forti modellando il carattere, guadagnando consapevolezza e gusto nella vita, imparando la capacità di sorridere nelle avversità e di lavorare con determinazione e nel rispetto degli altri. Solo quando questo insegnamento verrà compreso appieno, sostengono i suoi estimatori, l’allievo potrà essere veramente libero e realizzato.

Kara significa scavo, spazio prodotto da un certo lavoro, spazio vuoto, immagine del vuoto.

Te è la rappresentazione di una mano vista di mezzo profilo, ma è anche il fonema di attività, mettersi all’opera.

La parola giapponese kara-te, nel complesso, si compone di vuoto e mano, non il vuoto in sé, ma in relazione ad un lavoro, ad un’attività, cioè mettersi all’opera per fare il vuoto. Il termine zen ku, che indica il vuoto dell’anima, può essere pronunciato anche “kara”.

Questi concetti suggeriscono che il praticante di Karate dovrebbe allenare la propria mente affinché sia sgombra, vuota da pensieri di orgoglio, vanità, paura, desiderio di sopraffazione; dovrebbe aspirare a svuotare il cuore e la mente da tutto ciò che provoca preoccupazioni, non solo durante la pratica marziale, ma anche nella vita.
Storicamente ad Okinawa, patria di quest’arte marziale, pur essendo in uso l’accezione Karate, più spesso si adoperavano altre parole: te o bushi no te (mano di guerriero).

Nagashige Hanagusuku, maestro di Okinawa, usò il carattere giapponese per “mano vuota” nell’agosto del 1905. Ciò richiama anche il fatto che questa forma di autodifesa non fa necessariamente uso di armi.

La storia del Karate parte da un arcipelago a sud del Giappone, le isole Ryūkyū, e in particolare da una di queste, Okinawa. Non è possibile affermare con certezza se esistesse già una forma di combattimento autoctona; tuttavia, si crede che fosse già praticata un’arte “segreta”: l’Okinawa-te. L’ideogramma te letteralmente indica la parola “mano”, ma per estensione può anche indicare “arte” o “tecnica”; il significato di Okinawa-te, quindi, è “arte marziale di Okinawa”. Essa era praticata esclusivamente dai nobili, che la tramandavano di generazione in generazione. Secondo le credenze popolari, la nascita del karate è dovuta alla proibizione dell’uso delle armi nell’arcipelago delle isole Ryūkyū. Ciò è vero solo in minima parte, in quanto l’evoluzione di quest’arte marziale è molto più lunga e complessa.

Nei secoli XVII e XVIII le condizioni dei nobili di Okinawa cambiarono notevolmente; l’improvviso impoverimento delle classi alte fece si che gli esponenti di quest’ultime iniziassero a dedicarsi al commercio o all’artigianato. Fu grazie a questo appiattimento tra i due ceti che l’arte “segreta” iniziò a penetrare anche al di fuori della casta dei nobili. La conoscenza del te restava uno dei pochissimi segni di appartenenza passata a un’elevata posizione sociale. Per questo motivo i nobili, ormai divenuti contadini, tramandavano quest’arte a una cerchia ristrettissima di persone, quasi in modo esoterico. Così facendo si è avuta una dispersione dell’arte originale e furono gettate le basi per i vari stili di karate. Fondamentale per la nascita dell’ Okinawa-te furono anche le arti marziali cinesi. Le persone che si recavano in Cina, anche per due o tre anni, avevano modo di studiare le arti marziali del luogo e, in molti casi, cercarono di apprenderle. Le arti marziali cinesi si basano su concetti filosofici e su un’elaborata concezione del corpo umano; era quindi impossibile imparare le arti cinesi nello spazio di un solo viaggio. I viaggiatori giapponesi appresero quel che potevano. Si pensa quindi che sia stata possibile una sorta di fusione tra le arti arrivate dalla Cina, che comunque costituivano uno stile non metodico, e il te okinawese.

Il Maestro Ankō Itosu

Una prova di questo importante scambio culturale tra Okinawa e Cina è fornita da un maestro vissuto in epoca successiva, Ankō Itosu. In uno scritto di suo pugno vede le origini del karate nelle arti cinesi e sottolinea come non abbiano influito né il Buddhismo né il Confucianesimo.
 
Il Maestro Kanga Sakugawa
 
Esponente di spicco di questo periodo fu Kanga Sakugawa, signore di Okinawa ed esperto di te. Egli fu il primo maestro che provò una razionalizzazione e una codificazione delle arti diffuse ad Okinawa.

Tuttavia trascorse ancora qualche decennio prima dello sviluppo di una vera e propria scuola di Okinawa-te. Il fondatore di questa scuola fu Sōkon Matsumura. Il suo stile di Okinawa-te era chiamato Shuri-te (arte marziale di Shuri) in quanto Matsumura era residente proprio nella città di Shuri. Egli basò il proprio insegnamento su tre punti fondamentali: la pratica dell’arte autoctona di Okinawa, l’arte giapponese della spada (Jigen-ryū) e la pratica delle arti cinesi. Nacque così il vero e proprio Okinawa-te.

Il Maestro Sōkon Matsumura

 
Anko Itosu ebbe il grande merito di introdurre il Karate nelle scuole dell’epoca; a seguito delle prestigiose esibizioni del Maestro Gichin Funakoshi a Tokyo nel 1922, il Karate venne conosciuto al di fuori dell’isola di Okinawa. Questi sono stati i quattro maestri che hanno determinato nel Karate svolte di fondamentale importanza.

Funakoshi fu anche fondatore dello Stile Shotokan, che basa l’efficacia delle proprie tecniche su agili spostamenti e attacchi penetranti. Egli intese ed insegnò il Karate come “sistema di disciplina interiore” capace di condizionare tutti gli aspetti della vita dei praticanti, denominato più precisamente Karate-dō.

 
Il Maestro Gichin Funakoshi
 
Da allora il Karate si è diffuso in gran parte del mondo, subendo anche cambiamenti discutibili che – secondo alcuni – lo hanno allontanato dallo spirito originale voluto dai suoi fondatori.

Il più grande ringraziamento che il praticante possa elevare è diretto ai maestri che insegnano a comprendere quest’arte e svelano, passo dopo passo, il Dō, la “via” è molto più della tecnica, è un lento e misterioso cammino dell’essere verso la propria perfezione, il proprio compimento.

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